contromano45Il lungo anno di pandemia ha accelerato i processi di disgregazione sociale e di polarizzazione nel lavoro, aumentando disuguaglianze già a lungo sedimentate nel nostro Paese.

Il virus ha aumentato le divergenze, mettendo sotto i riflettori crepe e asimmetrie antiche, segnando un punto di non ritorno. Da questa tempesta il Paese uscirà diverso, che noi lo vogliamo o no.

La sfida sta nel saper governare il cambiamento con il protagonismo, la competenza e la responsabilità delle Parti sociali, orientandolo su riforme che rilancino e leghino quattro questioni fondamentali: lavoro, coesione, innovazione, partecipazione.

Il primo obiettivo che dobbiamo darci è la piena realizzazione del piano vaccinale. Oltre 100mila persone hanno perso la vita, il 95 per cento delle quali sopra i 60 anni. Una tragedia, che si porta via un pezzo importante della nostra memoria collettiva. Abbiamo toccato il picco di oltre 9 milioni di persone in cassa integrazione e corriamo il rischio di perdere altre centinaia di migliaia di posti di lavoro nel 2021.

Tantissime persone sono rimaste per mesi in attesa di un sussidio e, dove ammortizzatori sociali e welfare hanno fallito, ancora una volta sono intervenute le famiglie, sono intervenuti i nostri anziani. Abbiamo imparato che “tutto si tiene”. Che il conflitto tra generazioni, tra territori, tra categorie sociali, alla fine condanna tutti.

Di fronte alla ripartenza della curva pandemica, il Paese è chiamato a risposte immediate, tempestive e adeguate. Per quanto doloroso, il nuovo lockdown è necessario: ma nessuna “serrata” potrà mai, da sola, vincere la guerra al virus.